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Ora Bar Democratico, di Emidio Picariello Perché Renzi non è (più, con) Berlusconi

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La «narrazione» con cui il giornale della politica italiana apre questa settimana sospesa tra Natale e Capodanno, ma che il Politico.it utilizzerà per portare ancora elementi, mettere in campo idee, “festeggiare” nell’accezione più alta e arricchente che si possa attribuire al termine, è dedicata ad un altro risvolto della nostra politica autoreferenziale di oggi, quella che, come riprende stamattina Alessandro Gilioli dal nostro discorso quotidiano, è «fine a se stessa, priva di idee, orientata alla sola propria perpetuazione». Il potere per il potere. Quello che, in una serie di sfumature che vanno dalla politica del «tutto e subito» ma ancora (un po’) per il Paese dei governi del pentapartito degli anni ottanta fino all’autoreferenzialità pura, totale, estrema della Seconda Res publica (?) odierna, ha accompagnato mano nella mano l’Italia sulla strada del declino, inebriandola di promesse vacue ed inutili e abbandonandola poi sotto il cielo plumbeo, minacciante pioggia, nelle raffiche di vento che annunciano temporali sul dirupo che porta alla fine del nostro Paese, in un modo che potrebbe non essere tanto sgradito alla Lega. Ma che noi – ovviamente – respingiamo, e che eviteremo possa realizzarsi, tutti insieme, e lo faremo anche grazie a questo nostro racconto di oggi, che parla del doppiopesismo della nostra classe politica (?) attuale. Ovvero quel variare la propria posizione rispetto ad una specifica questione a seconda che questa abbia riverberi su di sé o sugli altri, così da assicurare (ancora) la propria sopravvivenza. E’ il caso, per cominciare, di quel Bersani che vince le primarie e promette che «mai saranno toccate», ma che oggi le rimette – invece – in discussione, in nome di un progetto (?) di alleanza o, forse, più propriamente, per fermare Vendola o – meno legittimamente – Renzi. Come riflette il nostro Pica- riello da cui facciamo oggi colazione.

Nella foto, Emidio Picariello

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di Emidio PICARIELLO

Vorrei fare una premessa e dire che non sono renziano a prescindere, che non sono d’accordo con Renzi soprattutto per quel che riguarda certe posizioni che ha avuto in passato nel rapporto con la chiesa cattolica e con la laicità dello Stato.

Ma forse non ce n’è bisogno perché siamo tutti abbastanza evoluti per capire che di un leader si possono valutare positivamente – e negativamente – anche le singole posizioni e che la vita non si può sempre vivere o bianca o nera. Fedeli o nemici è un concetto molto berlusconiano della politica. Oggi siamo d’accordo, domani chi sa. Questo bisogno di sposarsi con i leader non mi appartiene. Ma questo, per quanto importante, non è il punto. Renzi ha mandato una newsletter la mattina della vigilia di Natale in cui ha spiegato cosa non ha funzionato a livello comunale nella gestione della crisi legata alla neve. Nella newsleter, Renzi, proprio lui, cita un cittadino che su Facebook gli ha scritto che col sale che ha sparso non ci si condiva neanche l’insalata. E la citazione è, apparentemente, certo non posso sapere cosa pensi veramente, divertita. Certo, Renzi si difende, è normale, ma non c’è nessun atteggiamento di lesa maestà.

Ma Renzi è ancora e nonostante tutto uno che dai suoi è visto davvero male. D’Alema (sic!) non perde occasione per lanciargli frecciatine e scommetto che ogni volta che Bersani critica le primarie nella sua testa pensa a Renzi, ma questa è una mia illazione e prendetela per tale.

***

In compenso, mentre Berlusconi fa un discorso di fine d’anno delirante in cui – come dice Makkox su Twitter – non si capisce se ci sono altre parole fra gli “io”, Bersani approfitta per insistere sulla necessità di superare Berlusconi, ventilando, ma poi correggendo, distinguendo, chiarendo, ipotesi di coalizioni ampissime. Ma anche qui il punto non è questo. Compagno Bersani, Berlusconi ha metà del Parlamento e metà dei votanti italiani dalla sua. Gli astenuti non lo considerano il male assoluto, altrimenti avrebbero votato la volta scorsa. Riconosciamo per piacere che Berlusconi ha il suo consenso e costruiamo il nostro facendo finta per un’ora che Berlusconi non esista? Dai, che tutte le volte che diciamo qualcosa di concreto guadagniamo un voto, tutte le volte che ci scagliamo contro Berlusconi diventiamo l’Idv. E noi non vogliamo essere l’Idv, vero?

Emidio Picariello


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